Gioco dinamico, piedi per terra. L’Atletico Azzurra Colli targata Stallone vuole ancora stupire.
Dopo cinque giornate dall’avvio un primo, scarno , bilancio sull’incipit di stagione della Atletico Azzurra Colli
è possibile stilarlo. Una valutazione che esula dai risultati, dal punteggio e dalla classifica, ma che vuole
innanzitutto esaltare un tipo di gioco e di mentalità. Senza voler entrare nel merito del puro tatticismo ( chi
scrive non ne ha né le competenze né tanto meno l’esperienza di chi mette in campo la squadra ), sia
permesso però di dire che il 4 -3 – 3 stalloniano ha la finalità della ricerca, talvolta minuziosa, del bel gioco
del calcio. In tempi di contrapposizioni teoriche e politico-calcistiche tra “corto muso”, “ tiki taka” e
paranoiche costruzioni dal basso, l’eclettismo del trainer Stallone può assecondare ogni lettura di gara,
forte della non staticità dei ruoli, della spinta del costante Vallorani a sinistra, di un centrocampo che vede
nel funambolo Gesuè uno dei suoi punti di forza. Oltre che a un reparto offensivo che annovera un
calciatore di categoria superiore come Petrucci e una certezza della categoria, Ciabuschi, emblema di
sacrificio e dedizione, che nonostante guai fisici a Marina, ad esempio, è risultato uno dei migliori in campo.
Non me ne vogliano gli omessi, ma di Sosi abbiamo già parlato, e dell’amico Filipponi il valore è noto. Una
squadra in “fieri”, in divenire, che ha trasformato ( ovviamente in meglio ) da promesse a punti cardine due
giovani come Cancrini e Del Marro. Un connubio, mi ripeto, che parte dalla sinergia e dall’ambiente, in cui
dirigente, staff, calciatori, lavorano in simbiosi, consci ciascuno del proprio ruolo e nel rispetto del lavoro
dell’altro, come nel caso della politica societaria di acquisti, accondiscendente della volontà del tecnico, ma
oculatamente condotta dal presidente Fioravanti, dal direttore sportivo Traini e dal dg Straccia.
Un mercato appunto improntato sulla qualità. Sia calcistica, ma soprattutto di uomini, aspetto che spesso e
volentieri fa la differenza. Basti pensare alla prova di orgoglio di domenica scorsa, dopo una caduta al
cospetto di una Jesina che ha capitalizzato il pronti via della ripresa e a una sconfitta in casa col
Chiesanuova abbastanza indirizzata da coloro che espletano il loro arbitrio in divisa e a volte condizionano il
risultato. Un carattere frutto del lavoro di Nico appunto, uomo di sciabola di fioretto a seconda della
situazione. Un auspicio ottimo in prospettiva, con la testa già al Fossombrone.