Il finale è da scrivere, ma il ringraziamento è già d’obbligo.
In maniera forse fin troppo invasiva, mi sono proposto, magari anche con veemenza, per poter scrivere due
righe su quanto anche in passato ho – e abbiamo – trattato. Tutto ciò con la benevolenza del vice allenatore
e del direttore sportivo, che oltre ad essere figure apicali, sono due fratelli da trent’anni, pertanto mi hanno
assecondato in questa mia brama di mettere nero su bianco due pensieri in croce a tre giornate dalla fine.
Vedete, corro senza mezzi termini il rischio di essere definito in qualche modo saccente, in altri auto
celebrativo, ma poiché di questi cliché a me interessa veramente poco, probabilmente mi dilungherò su
aspetti filosofici che poco hanno a che spartire con la sfera di cuoio vera e proprio, quasi per niente citerò
protagonisti e nomi, non mi addentrerò ( ma non ne ho la competenza ) in questioni tecniche o tattiche,
tanto meno celebrerò il celebrabile. Ho solo conferito la giusta riverenza alla tempistica, perché credo che
sia una delle variabili che determinano la veridicità di un pensiero, o, molto più modestamente la sua
gratuità. Si perché se io avessi scritto “Grazie” alla squadra tra tre giornate, lo avrei fatto classifica alla
mano, con obiettivi raggiunti, con una chiara posizione di classifica, con una prosecutio in una maniera o
nell’altra della stagione. E allora – chi legge ha la mia piena solidarietà nel concedersi gesti di scaramanzia
molto spinti, dirò di più mi unisco a loro – io il ringraziamento lo faccio a tre gare dalla fine, tutte e tre
decisive, tutte e tre che consacreranno – si spera – il lavoro. Perché è il lavoro il leit motiv della stagione, è
la sobrietà di giudizi, il non abbattersi, il divertirsi, come scritto in un post di qualche giorno fa, che è la
metà della vita, l’altra metà dove si vince o si perde. E dico grazie ai protagonisti, qualsiasi futuro ci riservi il
calcio giocato, perché si sono resi parte integrante di un paese in cui si nasce, si cresce e si vive, o dal quale
per varie ragione ci si allontana, con la fierezza e la pienezza di cuore che si genera, riavvicinandosi.
Grazie ragazzi, per aver preso parte a quell’ensemble di valori che caratterizzano uno stare assieme che non
scade quasi mai nel buonismo, che contempla esuberanze e – perché no – errori, anche caratteriali. Grazie
per averci reso orgogliosi di quanto avete fatto. Per averci trasmesso determinate emozioni, come la
vicinanza a un capitano che per sventure mai vissute ha solo rimandato il suo essere pedina leader. Grazie per come avete lottato contro le varie avversità fisiche degli infortuni ,vero tormento di tutta la stagione.
Grazie Mister Stallone, per aver incarnato tutto questo, ancor prima per la qualità che ha espresso nel gioco
del calcio. Grazie per aver sempre mirato al cuore della gente, mai al palato dello scriba. Ed è solo un
arrivederci, parlo dei miei pensieri, tra tre giornate